La mezza maratona

La gara partirà alle 8.30 da Soleto, e gli atleti potranno raggiungere lo start con le navette messe a disposizione dall’organizzazione.

I podisti percorreranno i primi 7 chilometri attraversando il cuore di Soleto, città di macàre e stregoni, demoni e folletti, alchimisti e illusionisti, è uno dei luoghi più magici ed esoterici del Salento e dell’intero meridione. Intrisa di misteri e leggende, Soletum (il suo nome latino) è da sempre meta di viaggiatori e viandanti, ansiosi di perdersi tra i vicoli del centro storico (in griko la corà) in cui il tempo sembra dilatarsi in modo onirico, i palazzi raccontare aneddoti e leggende, storie di vite celate e vissute dietro la pietra dei muri e le feritoie delle persiane.

Inserita nella lista dei siti Patrimonio dell'Unesco nel 1997, la fama della cittadina grika è senza dubbio legata alla splendida guglia alta quasi quarantacinque metri, una torre a pianta quadrata molto slanciata (il lato di base misura appena 5,2 metri), composta da cinque ordini architettonici. La sua storia è legata alla figura di Matteo Tafuri, l’alchimista e umanista noto come “il mago” per le sue arti divinatorie, originario proprio di Soletum. La leggenda racconta che in una notte tempestosa Tafuri realizzò la guglia alta oltre 40 metri. Il mago liberò con un incantesimo sette spiriti e un esercito di macàre (le streghe) e demoni per completare l’opera prima dell’alba. Quando il sole stava ormai per sorgere, al canto del gallo, gli spiriti si ritirarono nell’oscurità eccetto quattro piccoli demoni che, sorpresi dalla luce del sole, rimasero pietrificati in cima alla guglia, dove ancora oggi riposano ai quattro angoli della cornice che separa il terzo dal quarto ordine. Nella tradizione popolare, tramandata attraverso i racconti illuminati dalle braci dei focolari, la guglia è conosciuta come “lu campanaru ti lu tiàulu a Sulitu”, opera di “messere Tafuri”, figura sospesa tra stregoneria e scienza. 

Bellissima anche la chiesa di origine greco-bizantina di Santo Stefano, risalente al XIV secolo. Inizialmente intitolata a Santa Sofia, è caratterizzata all’interno da affreschi bizantini. Sulla controfacciata è raffigurato il giudizio universale, al centro il Cristo con la Vergine e san Giovanni Battista e ai due lati i 12 apostoli e due angeli. Gli affreschi dell’abside sono i più antichi: al centro c’è l’Agia-Sofia (la Sapienza di Dio) incarnata in Cristo benedicente dalle sembianze giovani e femminili. L'iscrizione greca ricorda che egli è Logos e Sophia, Parola e Sapienza di Dio. Sulla parete sud è raffigurata la storia di Santo Stefano, mentre quella di Cristo è sull’opposta parete nord. La Chiesa è testimone di un passato religioso-culturale bizantino dove i misteri della fede erano tradotti in linguaggio figurativo-pittorico accessibile a tutti.

Lasciata Soleto gli atleti percorreranno l’ultimo tratto della maratona, attraversando Sternatia, la splendida Chóra, con il suo campanile che spicca da lontano come un indice in segno di vittoria, tra tracce di un passato antichissimo, chiese e palazzi baronali e la meraviglia del Convento e chiesa dei Domenicani e poi Zollino (Tsuḍḍinu), la cui storia antica è legata alla presenza di numerose opere megalitiche: menhir e dolmen, la cui forza ancestrale potrà infondere la forza necessaria ai podisti per affrontare gli ultimi chilometri. Prima dell’arrivo in piazza a Calimera, però, bisognerà attraversare l’ultimo comune: Martignano (Martignàna), con le sue tradizioni che si tramandano di generazione in generazione, come quello dedicato al tradizionale rito de La Morte te lu Paolinu, l’appuntamento che chiude i festeggiamenti del Carnevale, tra allegoria e rito catartico. Qui i maratoneti potranno ammirare la magnificenza di Palazzo Palmieri, edificio di impianto cinquecentesco, costruito con funzioni residenziali e difensive e oggi importante polo turistico e culturale. Superata Martignano, giù verso Calimera, per conquistare il traguardo e la medaglia, ultimo atto di una mezza maratona bellissima.